Man...il viaggio

la costruzione di un sogno.... diario di un viaggio sperato sull'isola dei gatti senza coda, in sella alle nostre motorette inglesi

martedì 30 novembre 2010

belo horizonte



Marco

non si vive di solo TT....


Ci sono luoghi che vivono per una ragione: i villaggi andini vivono per testimoniare la loro presenza al mondo, Washington per farci sentire subalterni, l'Africa sopravvive per orgoglio e disperazione, Milano per dimostrare qualcosa a chissà chi. L'Isola di Man invece brucia per la passione motociclistica.
In quell'angolo di Europa non si esaurisce tutto col Tourist Trophy, non sbaraccano l'ambaradam a metà giugno per poi aspettare un altro anno il ritorno della gara.
Gli isolani si preparano ad accogliere altra gente.
Altre storie di corse e piloti sulle curve ipnotiche del Mountain.
Ad agosto infatti, mentre le persone per bene prendono le ferie per spanciarsi su di una sdraio in riva al mare qualche motociclista inforca la moto e punta ancora una volta verso l'isola. Lì si sta preparando un altro evento da non perdere: il Manx Grand Prix.
Non è la riedizione in tono minore del TT ma una gara con la propria dignità e la propria storia. Il Manx GP è una gara amatoriale, nel senso che sono ammessi piloti che non hanno mai partecipato al TT, suddiviso in varie categorie è apprezzato soprattutto per le fantastiche sfide tra moto d'epoca con cilindrata inferiore ai 500 cc. I mezzi preferiti con queste cubature non possono che essere Norton, Ducati e Matchless.
Per chi vuole godersi una versione dell'isola più rilassata e contemplativa, non rinunciando comunque allo spirito agonistico ed ai brividi delle gare senior (dove sono ammessi mezzi fino a 1000 cc come nel TT) il Grand Prix offre tutto il necessario.
L'isola è sempre lì, incastonata tra Inghilterra e Irlanda, pronta a far brillare gli occhi degli appassionati con le sue follie e la genuinità della gente che la colora.
Il Manx GP, un'ottima occasione per conoscere meglio il mondo delle corse su strada, l'anima dell'Isola di Man, le ragioni che spingono i piloti a correre più forte e quelle che il resto del mondo si da per non farlo...




Gianni

lunedì 29 novembre 2010

ciao Pascal...

il mondo delle due ruote piange oggi un altro pilota.

ciao Pascal, buon viaggio...



domenica 28 novembre 2010

ci vuole fegato...

...e anche manico ad andare forte con una Norton Manx più vecchia di te



Gianni

sabato 27 novembre 2010

a me gli occhi 3



Marco

è arrivata...finalmente

Sembra essere davvero la volta buona.
Domenica 12 dicembre alle 16, appuntamento da Davide di Motocicli Speciali a Cremona per la presentazione ufficiale in Italia dell'attesissima Norton Commando 961.

Il ritorno della leggenda sembra finalmente cosa fatta... bentornata Norton


Per maggiori info www.nortonitalia.com
Via Ghinaglia 113 Cremona

Gianni

venerdì 26 novembre 2010

la piccola Miss Dynamite...

e anche qui c'hanno messo lo zampino i ragazzi dell'Ace Cafe...
La signorina Dinamite è una peperina nata unendo diverse culture motoclistiche ed epoche distanti.
Si è partiti da un telaio leggendario, simbolo di una stagione in cui chi sapeva sporcarsi le mani in garage costruiva moto assemblando delle Triumph e delle Norton per battere gli amici sulla North Circular di Londra: il featherbed.
Il letto di piume della Norton è stato imbottito con un corpulento motore S&S da 1650 cc, da sospensioni Ohlins degne di una moto da competizione, scarichi artigianali, bellissimi cerchi al magnesio, sovrastrutture in alluminio accompagnate al grosso contagiri che sormonta la piastra di sterzo.
Il tutto dosato con la sapienza di chi sa dare vita al mix ideale tra sostanza ed estetica, tra gusto retrò ed efficienza contemporanea.
Veramente un gran bel lavoro...








Gianni




mi permetto di aggiungere un piccolo contributo


Marco

Pure racing...




Oggi è il 26 novembre... 6 mesi esatti alla partenza: forcelle puntate verso nord e visiera abbassata si va a vedere questi pazzi.

Gianni

giovedì 25 novembre 2010

occhio alla strada...


La moto segue sempre lo sguardo del pilota... da non dimenticare

Gianni

mercoledì 24 novembre 2010

il TT ti aspetta...




foto rubate alla moto "italiana" che sicuramente non sfigurerà sul Mountain 2011... sulla sella ci sarà seduto l'italiano più veloce al Tourist Trophy: Stefano Bonetti

 Grazie a Mauro per le foto

Gianni

lunedì 22 novembre 2010

ultimi scampoli di umanità...

I moderni motori a scoppio sono soggetti alle ridicole normative antinquinamento che si preoccupano di sfornare a cadenza biennale nuove restrizioni e nuovi parametri di efficienza costruttiva, con l'obiettivo malcelato di rinnovare periodicamente il parco auto e moto a vantaggio dei costruttori e non dell'ambiente. Mi sembra palese, dal momento che costruire una nuova auto comporta emissioni nocive pari al suo utilizzo per svariati decenni. Senza contare il problema dello smaltimento di quella dismessa...
A causa di queste normative da alcuni anni tutte le motociclette hanno adottato il sistema di alimentazione ad iniezione, abbandonando definitivamente l'utilizzo del carburatore e quella sensazione di genuinità che trasmetteva.
Non che l'iniezione sia qualcosa dell'altro mondo, ma senza dubbio è meno romantica di quel vecchio marchingegno fatto di ghigliottine, molle, getti e spilli. Un aggeggio che ricorda un alambicco, più alchimia che tecnologia.
Il carburatore è un luogo magico nel quale converge l'aria aspirata dai filtri e la benzina che scende dal serbatoio per dar vita alla giusta miscela di aria e carburante. Come uno sciamano che intorno al fuoco mescola in silenzio gli ingredienti della sua "cura" il carburatore prepara la combustione migliore.
Il carburatore: non un corpo estraneo al centro della moto, ma un luogo da scoprire, nel quale ancora è possibile rintracciare eventuali cause di malfunzionamento, smontandolo e pulendolo come si faceva sul vecchio Ciao almeno una volta alla settimana.
Non si tratta di uno di quegli elementi che rendono indecifrabile un singhiozzo o un buco di carburazione, non sentiremo il meccanico dirci "guarda, le centraline sono così, quando non vanno devi cambiarla"... una soluzione si può trovare se si ha la pazienza di ascoltarlo e coccolarlo.
Il carburatore non è la perfezione, inquina di più, ha bisogno di più attenzioni, non è sempre perfettamente regolare, subisce i cambiamenti del meteo, dell'altezza e dell'umidità. Proprio per questo rende la moto meno perfetta, più scorbutica, più emotiva... se si ha la sensibilità di percepirla.
In una parola, la rende un po' più umana...




Gianni

domenica 21 novembre 2010

sabato 20 novembre 2010

un pagina di moto e passione...

"da qui incomincerò lentamente e progressivamente a riscoprire la vera anima di questo incredibile mezzo a due ruote, ormai lastricato di aggeggi perfettamente inutili o a volte addirittura pericolosi".
Non intendeva pericolosi per l'incolumità fisica del motociclista, ma per quella psicologica. Infatti una moto non deve abituare alle comodità, ma liberarci da esse. E' un potentissimo strumento di immaginazione e di sfogo, ma non deve trasformarsi nel surrogato di un'automobile.

Era la sua moto e gli assomigliava: essenziale, pura e robusta ma al tempo stesso affascinante e ricca di storie da raccontare. Era diventata un mezzo inimitabile e c'erano momenti in cui soltanto in sella a quella moto Scheggia si sentiva se stesso.
Era una sensazione particolare di completezza e semplicità. Con le mani su quel manubrio Scheggia avrebbe potuto affrontare qualsiasi cosa.
Semplicemente "diventava un motociclista": respirava quella condizione e si sentiva nel suo ambiente ideale.

Dopo aver passato fasi estreme di grande sdegno e disprezzo nei confronti di altri motociclisti, malati di cromo, moto moderne, marmitte aperte, e protagonismo da bar, da qualche anno Scheggia guardava con benevolenza gli sfoghi dei nuovi adepti delle due ruote, arrivando quasi a tollerare di fermarsi ad un semaforo vicino a un iperaccessoriato professionista sulla sua nuova Electra-Glide appena tolta dalla carta da pacco del regalo dei qurant'anni. Anche se spesso la situazione degenerava, perchè l'arlista-totale (così si è, quando si ha appena comprata una moto) moriva dalla voglia di condividere con il collega il fatto di avere anche lui sotto il culo un big twin made in Usa e per questo si sentiva come un fratello di sangue.
"Ehi, bella moto". Ok, grazie. "Bella, ma quanto ha?" Dieci anni. "e come gira bene! no perchè sai queste Electra di oggi.... ah scusa, abbasso lo stereo che forse non mi senti. No dicevo che queste Ultra, bè, sono uno spasso. Ci sono appena andato e tornato da St.-Tropez, sai. Non te ne accorgi proprio. L'unica cosa è che buttano fuori un caldo pazzesco quando sei fermo al semaforo..."
E quella l'unica cosa giusta che dicono, visto che le nuove tourer millecinquecento di cilindrata e iniezione elettronica, ti seccano i maroni se hai la sventura di piantarti in coda dopo il 15 maggio.
Scheggia abbozzava e adottava lo stesso atteggiamento già sperimentato con le mamme-totali, anche se spesso l'entusiasta voleva a tutti i costi diventare amico per la pelle e il semaforo verde bastava a troncare la conversazione.


tratto da Scheggia di Roberto Parodi

venerdì 19 novembre 2010

Nuda ruvidità...



La rozza eleganza, l'essenza british graffiata e imbastardita ad arte... per gli amanti del bobber le twin d'epoca diventano muse senza pari.

Gianni

Mike the Bike VS Ago...

due leggende del motociclismo si affrontano in un Tourist Trophy storico...



Gianni

giovedì 18 novembre 2010

facile in primavera...

...adesso viene il bello.
Facile fare il motociclista godendosi il tepore primaverile, è l'inverno che fa la selezione.
Questo sono le immagini di un raduno che amo particolarmente.
Non si tratta del celebre Elefantreffen in Germania, ma di un intimo appuntamento fisso della Banda Bonnisti sul lago di Garda sul finire di gennaio.
Un'esperienza da non perdere...





martedì 16 novembre 2010

Transports Internationaux Routiers

T.I.R. su due ruote.
Come chiamarlo se non così?
Fantastica e cattivissima interpretazione di una delle moto più emozionanti del mondo, la Triumph Rocket 3.
Le mani che ci hanno lavorato sono quelle di Dino Romano di Grosseto (come non riconoscere quel piazzale) e si vede: pochi fronzoli, il nero goffrato, bracce larghe e coni in bella vista... solo allo scarico è concesso il vezzo di sfoggiare un po' di cromo.
Gran bella bestiona e anche se a tre cilindri, per una volta, possiamo anche chiudere un occhio...


Gianni

a denti stretti...

Sto viaggiando a pieni giri contro il sole
in un giorno che ogni cosa ci ha trasfigurato,
le mie ali sono ruote e il mio motore graffia
e supera l'incrocio con il mio passato.
Sto correndo a denti stretti verso il sole
e ho distrutto la mia gabbia per portarti il cuore.
Dammi forza di non perdere la strada...

A denti stretti, Litfiba
Gianni

si lavora e fatica...per la panza e per la musica



Marco

lunedì 15 novembre 2010

moto per gli occhi e moto per l'anima....

Il bicilindrico di Milwaukee ha sempre esercitato un certo fascino su di me. Forse perchè è un bel vedere quando vibra rigoroso nella culla del telaio oppure perchè trasmette un'idea di solidità e di eternità. Forse perchè suona sornione e irregolare ma ai bassi regimi sa anche spingere con vigore.
Il problema non è il motore... ma quello che ci sta intorno.
E' il mondo che ruota intorno a quei due pistoni che con un'aria spocchiosa mi dice "stanne alla larga".
Non amo i personaggi che le cavalcano, quelli costruiti mettendo insieme un po' di pelle, due tatuaggi e qualche gesto da "fratello" da un lato e quelli "tipo post-yuppie" che hanno invaso le città italiane dall'altro.
Ma questo è un altro discorso e forse lo affronterò in un'altra occasione.
Stavolta parliamo d'altro.
Parliamo di quello che si può ottenere partendo dal solito incrociatore americano nato per stare con le gambe avanti e con le ascelle al vento. Di come possa essere rivoluzionato un concetto per approdare ad un altro modo di intendere la motocicletta.
In questo gioco si cimentano in molti, ma non tutti hanno la stessa immaginazione, le stesse visioni e la stessa capacità di intravedere delle potenzialità osservando un oggetto e pensando di poterne ottenere qualcosa di molto diverso.
Uno di questi è sicuramente il texano Jason Wonder di Wonder Customs Bike.



Questa moto è un esempio di quello che può diventare la"solita Harley".
Sembra nata per essere imbracciata dai semimanubri e posseduta con fermezza.
Snella e rapida, affascinante e grintosa, elegante ed essenziale... questa moto è l'affermazione di un'idea più che un semplice lavoro manuale.
La passione fatta moto.

Gianni



domenica 14 novembre 2010

Ottacilindrico frontemarcia...

Probabilmente non sarà una delle legende di questo video, ma oggi Alonso ha la possibilità di entrare a far parte della storia della Ferrari.
Forza Rossa



Gianni

venerdì 12 novembre 2010

Triskelion... modus vivendi



I simboli hanno il potere di trasformare il linguaggio parlato e scritto, sono in grado di rappresentare in forma immediata quello che le parole a volte non permettono di esprimere, assumono caratteri che trascendono la vita reale, tant’è che i primi simboli comparsi sulla terra hanno sempre un’origine ascetica/prereligiosa.
Uno di questi è senza dubbio il triscele, il curioso simbolo che ricordiamo per averlo visto spesso associato all'Isola di Man o alla nostra Sicilia.
il triscele da “tri” e “skelos”, tre gambe, che ruotano come in una spirale affonda la propria origine antichissima in Europa, nell’area mediterranea in particolare, ma pare aver un riferimento alla simbologia orientale ed al Dio Baal, incarnazione del Sole.
Si tratta di un simbolo che ha attraversato la storia, affacciandosi a fasi alterne sugli elmetti e sugli scudi degli Antichi Romani, degli Etruschi e dei Greci, probabilmente finendo per essere esportato sui vasi e sui decori di tutta Europa.
Mentre a sud del continente il triscele legava relazioni e popoli del mediterraneo all’area del medio oriente, è curioso notare che a nord lo stesso simbolo aveva un’evoluzione indipendente. I celti infatti ne attribuivano un significato di eternità e di rinascita, utilizzandolo soprattutto delle arti figurative nelle zone dell’attuale Gran Bretagna e Irlanda.
Probabilmente non esiste una chiara origine di questo simbolo, forse è insita nella natura stessa dell’uomo se popoli lontani e spesso privi di contatti hanno avuto la necessità di raffigurare l’evoluzione, la vita e il Divino nella stessa maniera: dando un senso rotatorio ad una parte del corpo umano nella circolarità della vita e della morte.
Alcuni attribuiscono ai Normanni il compito di aver esportato sull’Isola di Man quel simbolo che in Sicilia è utilizzato dal III sec. AC altri invece ad Alessandro III° di Scozia, sovrano anche dell’isola, sposato con la sorella della Regina di Sicilia. Anche se, come detto, a quelle latitudini già conoscevano il triscele fin dai tempi dei vichinghi e di Odino.
Che abbia risalito l’Europa per essere adottato dai Mannesi o che si sia diffuso in seguito alle scorribande dei popoli del Nord nel bacino del mediterraneo poco importa anzi, la misteriosa origine ne accresce anche il fascino.



Sull’Isola è rappresentato un po’ ovunque, dal faro del porto alle banconote, dai caschi dei moderni guerrieri del TT, al traghetto che riporta verso casa: Ha la particolarità di essere sempre simmetrico, da qualsiasi punto si osservi, ma mai se è uguale a sè stesso: a volte ruota in senso orario, altre in un senso antiorario, in alcuni la coscia più in alto corrisponde al mezzogiorno, in altri alle 11.30 o alle 10.00; in alcuni il ginocchio è piegato con un angolo di 90°, in altri a 60°, in altri ancora a quasi 120°; in alcuni la calza che ricopre le gambe e gli speroni sono diversi tra loro.
Ciò che li accomuna è la costante presenza del motto dell’Isola in latino, altro particolare legame al mediterraneo, quel “Quocumque Jeceris Stabit” che significa “Ovunque lo si getti, resterà in piedi”. 
Fermo come un pilastro, posto a sottolineare la tempra ed il carattere delle genti di Man.


Gianni