Man...il viaggio

la costruzione di un sogno.... diario di un viaggio sperato sull'isola dei gatti senza coda, in sella alle nostre motorette inglesi

martedì 21 settembre 2010

i muretti, le case, le ombre e le luci....il TT


Sono giorni che mi metto seduto per scrivere del TT, magari raccontare di come questa gara sia diventata un'icona e citare i piloti che hanno fatto la storia delle gare su strada.
Ma non è cosa facile per niente.
Il Tourist Trophy è uno stato dell'animo, un evento che va vissuto e respirato a pieni polmoni, riuscire a raccontarlo senza averlo mai vissuto sarebbe come tentare di descrivere il profumo del vento. Come toccare una sensazione.
Certo, il TT è una gara in fin dei conti, un'idea semplice. Basta mettere su una bella strada delle moto veloci ed il gioco è fatto. Facile.
Se così fosse non si spiegherebbe il perchè ci si metta in sella, si attraversi il continente, chi in lungo e chi in largo, per arrivare fin lì. Sarebbe molto più semplice raggiungere la pista più vicina per assistere ad una qualsiasi gara motociclistica. Proprio per questo, perchè questa non è una gara qualsiasi.
Ci sono pagine e pagine su internet che raccontano per filo e per segno il TT, questa non è una di quelle. Qui sto cercando di immaginare quello che realmente potrebbe essere vivere il TT, cosa significa arrivare fino a Liverpool per imbarcarsi su un traghetto che salpa al mattino in direzione Douglas, sull'isola di Man.
Cosa significa sentire pulsare l'isola al ritmo dei motori che la attraverseranno, vedere gli isolani aiutare ad allestire i paddock e ospitare gente venuta da chissà dove. Persone che vivono tutto l'anno in quel luogo e aspettano di vedere le moto sbarcare con la stessa ansia che gli abitanti di Siviglia hanno nell'attendere la Semana Santa.
Sentire il sibilo delle moto sfiorare i muretti e volare sui dossi tra le case....vedere un newcomer, un pilota che affronta il mountain per la prima volta nella vita, sbagliare una curva e staccare di fronte alla folla, seguire sulla lavagna la mano del giudice che traccia col gesso i tempi migliori.
Moto lanciate a 300 km/h per 20 interminabili secondi mentre l'occhio del pilota fatica ad adeguarsi ai cambi di luce che si mescolano a gesti che hanno ancora il sapore delle gare di una volta.
Questo è il TT, il posto dove gente come Valentino Rossi non si sognerebbe mai di correre... l'isola che a volte non restituisce chi va per affrontarla. Un rito centenario.

Gianni

per saperne di più

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Bella descrizione...

Uccio!

Mr. Noisy ha detto...

grazie caro ;)

Anonimo ha detto...

Bella si...
però non ho capito l'ultimo appunto su Valentino Rossi.
Se lo citi per dire che il tracciato è troppo pericoloso ok,
ma se lo critichi per dire che non ha le palle non mi piace.
Mi sembra sciocco criticare chi ha portato il motoclismo ad un livello straordinario solo perchè non corre in un tracciato dove rischia la vita ad ogni metro.

Mr. Noisy ha detto...

a me da più fastidio un commento non firmato francamente...

A me valentino Rossi piace e lo considero il più grande pilota degli ultimi 20 anni almeno, ma per sponsor, costi, rischi, etc etc non può essere un pilota da strada... è risaputo che lui fuori dalla pista non guida moto.
Nelle gare in strada bisogna essere pazzi oltre ogni limite e uno che vince i mondiali col manico e con la testa non fa parte di questa categoria.

Gianni