Il bicilindrico di Milwaukee ha sempre esercitato un certo fascino su di me. Forse perchè è un bel vedere quando vibra rigoroso nella culla del telaio oppure perchè trasmette un'idea di solidità e di eternità. Forse perchè suona sornione e irregolare ma ai bassi regimi sa anche spingere con vigore.
Il problema non è il motore... ma quello che ci sta intorno.
E' il mondo che ruota intorno a quei due pistoni che con un'aria spocchiosa mi dice "stanne alla larga".
Non amo i personaggi che le cavalcano, quelli costruiti mettendo insieme un po' di pelle, due tatuaggi e qualche gesto da "fratello" da un lato e quelli "tipo post-yuppie" che hanno invaso le città italiane dall'altro.
Ma questo è un altro discorso e forse lo affronterò in un'altra occasione.
Stavolta parliamo d'altro.
Parliamo di quello che si può ottenere partendo dal solito incrociatore americano nato per stare con le gambe avanti e con le ascelle al vento. Di come possa essere rivoluzionato un concetto per approdare ad un altro modo di intendere la motocicletta.
In questo gioco si cimentano in molti, ma non tutti hanno la stessa immaginazione, le stesse visioni e la stessa capacità di intravedere delle potenzialità osservando un oggetto e pensando di poterne ottenere qualcosa di molto diverso.
Uno di questi è sicuramente il texano Jason Wonder di Wonder Customs Bike.
Questa moto è un esempio di quello che può diventare la"solita Harley".
Sembra nata per essere imbracciata dai semimanubri e posseduta con fermezza.
Snella e rapida, affascinante e grintosa, elegante ed essenziale... questa moto è l'affermazione di un'idea più che un semplice lavoro manuale.
La passione fatta moto.
Gianni
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