Non intendeva pericolosi per l'incolumità fisica del motociclista, ma per quella psicologica. Infatti una moto non deve abituare alle comodità, ma liberarci da esse. E' un potentissimo strumento di immaginazione e di sfogo, ma non deve trasformarsi nel surrogato di un'automobile.
Era la sua moto e gli assomigliava: essenziale, pura e robusta ma al tempo stesso affascinante e ricca di storie da raccontare. Era diventata un mezzo inimitabile e c'erano momenti in cui soltanto in sella a quella moto Scheggia si sentiva se stesso.
Era una sensazione particolare di completezza e semplicità. Con le mani su quel manubrio Scheggia avrebbe potuto affrontare qualsiasi cosa.
Semplicemente "diventava un motociclista": respirava quella condizione e si sentiva nel suo ambiente ideale.
Dopo aver passato fasi estreme di grande sdegno e disprezzo nei confronti di altri motociclisti, malati di cromo, moto moderne, marmitte aperte, e protagonismo da bar, da qualche anno Scheggia guardava con benevolenza gli sfoghi dei nuovi adepti delle due ruote, arrivando quasi a tollerare di fermarsi ad un semaforo vicino a un iperaccessoriato professionista sulla sua nuova Electra-Glide appena tolta dalla carta da pacco del regalo dei qurant'anni. Anche se spesso la situazione degenerava, perchè l'arlista-totale (così si è, quando si ha appena comprata una moto) moriva dalla voglia di condividere con il collega il fatto di avere anche lui sotto il culo un big twin made in Usa e per questo si sentiva come un fratello di sangue.
"Ehi, bella moto". Ok, grazie. "Bella, ma quanto ha?" Dieci anni. "e come gira bene! no perchè sai queste Electra di oggi.... ah scusa, abbasso lo stereo che forse non mi senti. No dicevo che queste Ultra, bè, sono uno spasso. Ci sono appena andato e tornato da St.-Tropez, sai. Non te ne accorgi proprio. L'unica cosa è che buttano fuori un caldo pazzesco quando sei fermo al semaforo..."
E quella l'unica cosa giusta che dicono, visto che le nuove tourer millecinquecento di cilindrata e iniezione elettronica, ti seccano i maroni se hai la sventura di piantarti in coda dopo il 15 maggio.
Scheggia abbozzava e adottava lo stesso atteggiamento già sperimentato con le mamme-totali, anche se spesso l'entusiasta voleva a tutti i costi diventare amico per la pelle e il semaforo verde bastava a troncare la conversazione.
tratto da Scheggia di Roberto Parodi
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