Non mi sono mai piaciute le mezze misure e le soluzioni facili, spesso è un difetto che mi rimproverano in molti. Anche in fatto di moto, quelle buone per tutto mi fanno ribrezzo...anche se a volte farebbero comodo.
Avete capito cosa intendo, no? Quelle moto, senza infamia e senza lode, che ti portano dappertutto senza problemi: sulla statale liscia "emozione zero", sanno affrontare i tornanti di montagna, ti riparano quando insegui l'orologio in autostrada, si prestano anche ai leggeri sterrati, si va in due, da soli, con borse, GPS, contamarce, ABS, alzacristalli elettrici, tergilunotto etc etc.
Di quelle che popolano le nostre città insomma...avete capito, vero? Ancora no?
Dai, intendo quelle con i cilindri contronatura, guidate da gente con in testa il casco modulare perennemente a mentoniera sollevata per far vedere il lavoro del proprio dentista (spesso collega).
Va bè se non avete capito siete sul blog sbagliato. Ve lo dico.
Non so quale sia la ragione, neanche se possa essere ricondotta nella categoria della razionalità in effetti, ma c'è qualcosa che mi allontana da quello che è ragionevolmente considerato "sensato".
L'irrazionalità è qualcosa di conosciuto tra chi frequenta le due ruote, non potrebbe essere altrimenti (a meno che le ruote non siano talmente piccole da stare bene su un bidet con il variatore automatico).
Per questo mi scuotono solo le moto che non sono perfette, quelle che non sono comode, razionali, intelligenti, utili. Mi attira il fango sollevato dai tasselli della gomma posteriore, le curve sinuose di una moto sportiva che fendono l'aria, il fascino delle forme senza tempo delle moto costruite tra la fine degli anni '50 e l'inizio dei '70... il resto, per me, è noia, inutile perfezionismo e razionalità.
In questa visione, che mi piace definire "romantica", un ruolo fondamentale è svolto dai semimanubri. Non sono il semplice appiglio per le mani del pilota, rappresentano invece una cultura, una filosofia: la comodità della guida intuitiva e facile di un manubrio che permette una postura eretta al pilota sacrificata per far posto all'ortodossia del motociclismo su strada.
Abbracciare una moto attraverso due semimanubri significa avvolgerla, sentire il proprio baricentro tendere a coincidere con quello della moto, percepire le pulsioni della ruota anteriore amplificate nelle braccia. Tradotto in una parola significa "possederla".
Non sono solamente belli da vedere...perchè belli lo sono sicuramente...sono anche un modo per entrare in contatto in modo diverso col mezzo meccanico, sentirlo più vivo e reattivo.
Non si tratta però di feeling di guida o di qualcosa di quantificabile in termini prestazionali, si tratta di capacità di trasmettere emozioni e sensazioni diverse rispetto a quelle suscitate da una naked "comune" con un manubrio qualsiasi.
Lo considero il tratto distintivo della cultura cafe racer, non perchè ne rappresenti l'essenza in termini estetici ma perchè ne sintetizza l'esperienza: moto nude, crude, scomode, esasperate (anche solo a dispetto della versione originale). Senza tempo.
Gianni
3 commenti:
è una questione "fisica", si è sdraiati sulla moto, la si "possiede",come una donna.
E piu' la moto e' nervosa e piu' devi essere brusco, perfino violento.
C'e' qualcosa di intimo proprio nella posa, qualcosa che sta a metà fra la passione di possedere e il piacere di sentire un contatto
in piu' parti del corpo possibile.
Talvolta mi chiedono:
"Ma nn stai scomodo?"
e con la mia ironica fiorentinità rispondo:
" se volevo stare comodo , venivo in macchina"
Folletto kokopelli
.... è vero.
e dire il contrario sarebbe sciocco.
serve alla velocità poter robustamente accompagnare con delicatezza la moto in piega, è quasi un "prenderla per i capelli" e governarla con giusta dose di dolcezza e fermezza.
ci sono tipologie di donne che possono essere gestite solo così... moto, scusate, volevo dire moto....
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